Uno soltanto...

La Vita è una. Il mondo è un'unica casa.

Tutti facciamo parte dell'unica famiglia degli esseri umani.

La Creazione è un intero vivente.

Nessun uomo è indipendente dal resto.

L'uomo che da solo si separa dagli altri, sarà un misero.

La separazione è come la morte.

Nell'Unità la vita eterna.

Swami Vivekananda.


mercoledì 5 gennaio 2011

Come un chicco di grano




Perchè vivere insieme? Perchè una comunità? La comunità mi separa dalla realtà? E' un fuggire dalla civiltà? Si basa su un rifiuto della società? Queste e altre domande mi “lavorano” interiormente e così ho sentito di dover iniziare da qui.




Probabilmente questa civiltà è una civiltà arrivata al punto di non ritorno, basta guardare la follia generale sottolineata da guerre, sfruttamento e impiego delle risorse naturali, sottomissioni di popoli e per farla breve mi fermo qui, poichè credo che se ti trovi a leggere questo blog è perchè qualche nota ti suona storta delle cose che stanno accadendo. Mi guardo intorno, nella natura, e vedo poesia, vedo armonia, un ritmo che continua ad alternarsi da milioni di anni perchè qualcosa di magico e per un bene più grande che ci coinvolge. L'acqua dei fiumi, le nuvole che portano la pioggia, un circolo naturale che parte dagli esseri più minuscoli che popolano il sottosuolo fino al ciclo delle stagioni, una natura che lavora incessantemente per mantenere la Vita donandoci bellezza e abbondanza.




Questo paradiso è però turbato, turbato dall'egoismo dell'uomo e dalla sua ignoranza e qui per ignoranza intendo l'ignorare, l'essere identificati con quella parte di se che richiede soddisfacimenti materiali continui. No mi sento la persona adatta per spiegare questo fenomeno, nel senso che ci sono ispiratori spirituali come Eckart Tolle, Ramana Maharshi, Gandhi e molti altri che hanno spiegato ineccepibilmente questo semplice e banale fenomeno da cui però derivano guerre, distruzioni e grandi sofferenze a livello mondiale. Hanno saputo porre l'accento su questioni fondamentali per noi “esserini di passaggio” che ci siamo appropriati dell'illusione delle differenze sociali e della proprietà della terra e del suo sfruttamento a fini personali. Completamente ubriachi di illusione abbiamo anche dato ordini di valore assurdi per cui chi piùdi tutti esercita questo potere per possedere queste illusioni è diventato non solo importante ma invidiabile. Ma siamo o no dei poveri cretini?





Nell'intimo sento che la pace che deriva dal mio modo di vivere è turbata, turbata perchè sò che nel mondo, proprio in questo istante ci sono milioni di persone che soffrono e che vivono in condizioni disumane anche per il nostro stile di vita che alimenta l'oppressione e le differenze sociali.



Ho l'impressione che tutto stia cambiando molto velocemente e che tutti noi ne siamo responsabili in prima persona. Assumermi la responsabilità nei confronti del resto del mondo per me equivale a vivere in armonia con la Coscienza Creatrice che si fa chiara nel silenzio e nella calma. Vuol dire fare del mio meglio per lasciare questo mondo un pò meglio di come l'ho trovato (e non è impresa semplice). Una parola gentile, un gesto altruistico, un azione a favore di altri o del pianeta, una condivisione dal cuore, sostenere qualcuno, risolvere e superare un conflitto, contribuire alla chiarezza, lavorare con e per la natura, sono cose per cui difficilmente ci possono venire dei dubbi sul fatto se siamo percorrendo la nostra strada oppure no.



Al contrario, svolgere attività insensate, basate sul solo profitto personale anche a scapito degli altri ( ed oggi è semplicissimo, perchè anche solo utilizzando l'auto o acquistando nei centri commerciali rischiamo di alimentare sfruttamento, differenze sociali o investimenti sugli armamenti), mi fa sentire chiaramente di non essere al mio posto. Qualcuno di voi mi ha detto che ha subito suo malgrado questo stile di vita basato su grandi incongruenze e ingiustizie sociali e lo condivido pienamente perchè è quello che anche io ho vissuto finora e che purtroppo alle volte mi trova ancora a vivere.



Inutile ripetere che per me una possibile soluzione è invertire il processo partendo dallo stile di vita. Da solo lo trovo veramente oserei dire ridicolo, anche se non lo è. Insieme ho l'impressione che sia più efficace e stimolante.



La comunità credo che sia una via, una via non per fuggire dal mondo,non una scelta egoistica basata sul “si salvi chi può”, ma una via che ci permetta di ripercorrere qualche nostro passo con maggiore consapevolezza provando a fare diversamente ciò che per noi non funziona.




Un nuovo inizio che tenga conto del passato e che faccia tesoro di quello che ci ha portato sofferenza per riprogettare stili più consoni alla nuova consaevolezza che vive in noi.



Mi riferisco ad un passo responsabile e consapevole del fatto che se qualcosa può migliorare e veramente cambiare, partirà da una visione profonda del mondo, della vita e della nostra esistenza riassunta in due semplici domande: Chi siamo veramente noi? Di che cosa abbiamo bisogno veramente senza che I nostri bisogni provochino distruzione e violenza? Non sono domande nuove, ma sono purtroppo domande a cui non siamo ancora riusciti a rispondere in modo da vedere un cambiamento reale nella quotidianità.



Senza una dimensione etica o spirituale ( è sempre molto delicato nominare queste sfere),non credo sinceramente che ci sia reale possibilità di cambiamento e di miglioramento.



Sento che siamo parte di una Coscienza collettiva e che questo (vedendolo dalle trasformazioni che ho visto in me), è la dimensione da cui partirei per contribuire al prossimo passo dell'umanità. Una Coscienza collettiva che va “risvegliata”, supportata attraverso il nostro “risveglio” individuale e la condivisione profonda con gli altri esseri umani.




William, qualche giorno fa mi ha detto una cosa simile facendo una similitudine con l'impasto del pane: “ Certo, è come avere una massa di lievitazione sufficiente perchè tutto il resto della farina possa lievitare”.



Ed ecco il cerchio che si chiude! Raggiungere una “massa lievitante” sufficiente, sapendo che questa pasta madre, per diventare un pane, ha bisogno dell'altra farina, in origine chicchi, contenuti in spighe, cresciuti in grembo ad una pianta che aveva radici nella terra, alimentata dalla pioggia e dal calore del sole e da tutti I piccolissimi ed invisibili micro organismi viventi e non. So, nel mio intimo di essere una di quelle spighe, sento l'appartenenza a quel campo di grano, a quei chicchi e soprattutto, tenendo un chicco di grano nella mia mano sento di appartenere a quella intelligenza nascosta che lo farà germogliare al momento giusto per un bene più grande.



La comunità può essere una via per tentare di ricongiungere il nostro stile di vita a questa straordinaria intelligenza e per contribuire alla “lievitazione naturale” della Coscienza collettiva.



Io partirei da qui per trovare il senso di una comunità, di un vivere insieme, di un “nuovo antico”, per citare Diana, che possa accompagnare la fine di questa nostra civiltà e il nascere di una nuova, basata su maggiore consapevolezza e senso di fratellanza. Una nuova civiltà capace di trasformare le differenze, la paura e il senso di separazione in pratiche di vita più sostenibili, a misura d'uomo con una consapevolezza risvegliata e capace di riconoscere il paradiso in cui ci troviamo.


E voi cosa ne pensate?

sabato 1 gennaio 2011

DA QUALCHE PARTE BISOGNA INIZIARE...



Circa un anno fa abbiamo deciso di intraprendere un viaggio per esplorare e andare a conoscere diverse realtà comunitarie in Europa ed in India. Naturalmente le comunità visitate sono state una piccola parte rispetto all'esistente, ma per ora sentiamo che abbiamo ricevuto le risposte che cercavamo.

E' stato interessante aver scoperto che è possibile essere “pellegrini”, e viaggiare in una dimensione in cui ciò che conta è incontrarsi e scoprire perchè la Vita ci ha fatti incontrare.

Spesso l'ospitalità ci è stata offerta in cambio della nostra partecipazione alle attività quotidiane.


Ogni comunità ci ha fatto un grande dono mostrandoci aspetti unici e idee meravigliose. Ci è stato anche permesso di vedere aspetti problematici ai quali fare attenzione perchè possono compromettere non solo la riuscita del progetto, ma anche il delicato e allo stesso tempo prezioso clima relazionale tra I residenti.


Ora, che ne facciamo di questo dono? Perchè non ci siamo fermati in una delle comunità o villaggi visitati? Sostanzialmente perchè quello che si è chiarito dentro di noi è qualcosa che ha una forma diversa da tutto ciò che abbiamo visto, e nello stesso tempo è come se sentissimo che questo sogno potrebbe appartenere anche ad altri.


Per questo abbiamo provato a trascrivere la nostra idea di comunità, per confrontarci con le persone che stiamo incontrando sul nostro cammino e che ci hanno dimostrato il loro interesse.

Questo documento è frutto dell'esperienza fatta finora da noi, e vuol essere una linea generale, aperta, migliorabile e discutibile da tutti coloro che vorranno partecipare alla stesura e alla realizzazione del progetto.

E' chiaramente una proposta, che parte però dal nostro impegno di metterla già in atto quotidianamente con tutti I limiti e le difficoltà del caso. Sono principi verso cui vogliamo tendere, non di sicuro da applicare rigidamente o dogmi da seguire. In questo sentiamo ispiranti sia per il contenuto, sia per il modo in cui si riflettono nella quotidianità, gli “addestramenti alla consapevolezza” che abbiamo incontrato nella comunità di Plum Village e il “common ground “ del villaggio di Findhorn. Essi descrivono un terreno comune condiviso dalle persone appartenenti alla comunità che esplicita una direzione verso cui tendere nel rispetto di se stessi e di tutto il pianeta che come sottolieato da grandi e piccoli ispiratori,non sono altro che due aspetti della stessa Realtà.